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mercoledì 6 maggio 2009

Canti in cantina - La 1a edizione fa il tutto esaurito!

Oltre 300 persone hanno salutato con successo la prima edizione di "Canti in cantina", la festa sull'aia organizzata e promossa dall'azienda agricola Ivana Cupelli di San Miniato (PI). Dal primo pomeriggio fino a tarda serata i canti e la musica delle 4 band ospiti hanno allietato la merenda, l'aperitivo, la cena e il dopocena del folto pubblico accorso per l'occasione anche da fuori regione. Ha aperto la festa il gruppo musicale samminiatese "I Sottotiro" che, alla sua prima esibizione pubblica, ha riscosso gli applausi di giovani e meno giovani riproponendo brani di alcuni grandi classici della canzone italiana: Patty Pravo, Lucio Battisti e Vasco Rossi. La serata è proseguita con la performance di Billy Bomb, interprete dal sapore dylaniano di alcuni dei brani più belli della storia del folk americano degli ultimi 40 anni. Poi è stata la volta della cantautrice Mary Wild che, con la sua chitarra acustica e una graffiante vocalità a metà tra Janis Joplin e Jony Mitchell ha intonato le sue ultime composizioni. Hanno chiuso il concerto gli Andy Pop con il loro pop classico riproposto in una versione acustica... da brividi, accompagnati per l'occasione dal caldo suono del "dobro" di un vero e proprio special guest: Stefano Bartalesi. Durante la serata sono state presentate al pubblico le annate 2008 dei due vini bianchi I.G.T. di casa Cupelli: "Podere Averda" e "Podere Averda Limited Edition", con etichette rinnovate nella grafica e nei colori, oltre allo storico Vin Santo del Bianco pisano di San Torpè D.O.C. "Amelio" annata 2005 e al rosso I.G.T.. Musica, canti, vino e prodotti tipici: un connubio di assoluto successo che ha visto la cantina Cupelli divenire cornice ideale per un evento senza precedenti, già riconfermato con entusiasmo dalla signora Ivana, visti i numeri, per il prossimo anno. Alcuni dati della manifestazione: oltre 200 bottiglie stappate, 20 Kg di formaggi degustati, 30 Kg di prosciutto toscano consumati, circa 16 Kg di salame, oltre 60 Kg di baccelli, 12 Kg di penne al pomodoro e 10 di ribollita andati letteralmente 'a ruba', oltre a 8 teglie di crostata di fichi che hanno trovato un armonico abbinamento con "Amelio" nei palati dei tanti fortunati partecipanti. HOMEPAGE

mercoledì 19 novembre 2008

Ho un sassolino in una scarpa...

... Che mi fa un po' male, così ho deciso di togliermelo. Navigando in rete, così come sfogliando le più autorevoli pubblicazioni sui grandi vini francesi, sentiamo sempre parlare del fantastico terreno di "graves", caratteristica peculiare della zona del Médoc, che ha fatto la fortuna di tutti i vini del Bordeaux a prevalenza Cabernet Sauvignon, uno su tutti il mitico Chateau Margaux. Ebbene, per quanto possiate cercare, da nessuna parte troverete scritto che in realtà i terreni impastati 'naturalmente' con questi sassolini di origine calcarea praticamente non esistono quasi più. Se non l'avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto: a nord di Bordeaux e nell'alto Médoc esistono vere e proprie cave di "graves", dove si scava nel sottosuolo fino a trovare i preziosi sedimenti calcarei che, una volta estratti, vengono caricati su camion e portati presso gli Chateaux che stanno impiantando nuove vigne, per essere poi scaricati e mescolati alla terra nella parte superficiale. Un vero e proprio business dei sassi che rischia di trasformare un terroir ricco di diversità in una specie di vasto giardino ghiaioso che va dagli antichi sedimenti ciottolosi delle regioni Graves e Sauternes fino alla punta estrema limacciosa e sabbiosa della foce della Gironda. Ormai le differenze tra un vino e l'altro, chiaramente della stessa tipologia, stanno nell'altitudine dei vigneti (parametro che permette di classificare le differenti crus), nella vicinanza delle foreste d'Hourtin e delle Landes de Gascogne e nella bravura dell'enologo di turno. Con questo non voglio togliere niente ai superbi prodotti che escono dalle caves médocaines, ma un pizzico di magia, quella forse sì, si è persa... e i produttori se ne guardano bene dal comunicarlo al mercato! HOMEPAGE

giovedì 10 luglio 2008

Chianti Putto Tenuta del Borro 1968

Oggi vi presento un piccolo vanto della mia piccola collezione: Chianti Putto Tenuta del Borro 1968, con tanto di dedica autografa della duchessa Claudia di Savoia Aosta (Claudia d'Orléans) fatta a mio padre in occasione di una festa alla Tenuta del Borro nel lontano 1978. La bottiglia, in disuso da circa 35 anni, è la vecchia bordolese da 720 ml. anziché da 750. Anche la fascetta numerata del Chianti Putto è oramai un cimelio, visto che non esiste più tale denominazione. In 40 anni la bottiglia ha avuto solo un flebile calo, come si può notare. Nota di marketing: le dimensioni della scritta "Chianti" denotano quanto al tempo fosse importante puntare su tale denominazione, segno che nel mondo il vino Chianti era già allora - e più di oggi - conosciuto ed apprezzato da un vasto pubblico. HOMEPAGE

lunedì 5 maggio 2008

Un tuffo nel Sagrantino

Il 21 aprile, in occasione del 'Sagrantino Day International', ho avuto la fortuna di fare conoscenza con i vini umbri e in particolare con quelli di Montefalco, che ho subito promosso con entusiasmo nella mia classifica personale dei best-wines. Un vino assolutamente sottostimato il Sagrantino nel mondo, che fatica a trovar spazio sulla ribalta internazionale, stretto com'è trai più blasonati cugini baroli, amaroni e brunelli, ma che ho scoperto essere in assoluto uno dei miei preferiti. Tant'è che ai 5 degustati durante l'occasione, ne voglio aggiungere uno che sono andato a bere direttamente a Perugia durante il 'ponte' del 25 aprile, stilando un mio personale podio scelto tra sei etichette in nomination. Al 3° posto si classifica uno Spoletoducale - Casale Triocco del 2003, per i profumi complessi e i tannini marcati. Il 2° posto è di un Lungarotti del 2005, per l'armonia ed il lungo finale. Infine al 1° (and the winner is...) un Terre di Capitani 2004 di Domenico Pennacchi, per il suo equilibrio generale ma soprattutto perché, messo alla prova, ha saputo tener testa ottimamente ad un pepatissimo stracotto. HOMEPAGE

mercoledì 9 aprile 2008

Vinitaly 2008

Alle ore 13 di venerdì scorso la sala stampa del Vinitaly brulicava di giornalisti: un centinaio occupava le postazioni web lavorando a testa bassa, gli altri (la maggioranza) prendevano d'assalto il buffet e il banco d'assaggio. Decido di mangiare qualcosa prima di affrontare i padiglioni della fiera e resto subito ben impressionato positivamente da uno spumante extra brut dell'Oltrepò Pavese e da un Riesling Italico dal suadente buquet floreale. Si parte, esco dalla press-area sperando di trovare un po' di tranquillità, ma appena fuori mi accorgo che la bolgia è ancora peggiore: negli stretti corridoi si incrociano freneticamente produttori, clienti, commercianti, cuochi, enologi, sommeliers, giornalisti, pubblico... uno sciame di api che si muove veloce nell'alveare dei padiglioni, certo non l'ambiente migliore per degustare in santa pace un po' della nostra bella Italia messa in bottiglia. Ecco perché il giorno seguente, invece di tornare a finir di visitare gli 8 padiglioni che in 6 ore e mezza non ero riuscito a vedere, decido di andare in giro per le side-ways del Bardolino e della Valpolicella. Ok, bella la fiera, belli gli stands, grandissimi i vini, ma... vuoi mettere andare a Negrar e fermarsi a pranzo in un'osteria del 1800, contornati da vigne e ciliegi in fiore? Quel giorno ho bevuto un solo vino, un Valpolicella Classico del 2005. Un po' poco rispetto ai 24 degustati il giorno prima, ma di quello ho ancora adesso a distanza di quattro giorni il sapore in bocca, degli altri... meno. Di venerdì ricordo bene un Chianti Rufina prodotto nel Comune di Dicomano, un Brunello, un Pinot Nero dell'Oltrepò Pavese e un Sauternes... Intendiamoci, sono andato ad assaggiare cose nuove, non quello che conosco e apprezzo già, come il Syrà in purezza della Fattoria Varramista ad esempio, ciò nonostante non ce l'ho fatta a testare tutto quello che mi ero prefissato e questo è il grosso rammarico che mi porterò dietro fino all'anno prossimo, ma il richiamo della terra ha vinto. Ho preferito passare i giorni di sabato e domenica in giro per la splendida costa orientale del Lago di Garda e il suo entroterra anziché ubriacarmi di etichette per tre giorni di fila e, detto tra noi... non me ne pento neanche un po'. HOMEPAGE