lunedì 22 dicembre 2008

I miei migliori auguri di un sereno Natale ed un felice 2009 a voi, amici vicini e amici lontani, a chi mi ama da sempre e a chi mi legge per la prima volta, ai partners e ai fornitori, di ieri e di oggi... e infine ai clienti che continuano a credere nel mio lavoro anche nei momenti di crisi. HOMEPAGE

mercoledì 19 novembre 2008

Ho un sassolino in una scarpa...

... Che mi fa un po' male, così ho deciso di togliermelo. Navigando in rete, così come sfogliando le più autorevoli pubblicazioni sui grandi vini francesi, sentiamo sempre parlare del fantastico terreno di "graves", caratteristica peculiare della zona del Médoc, che ha fatto la fortuna di tutti i vini del Bordeaux a prevalenza Cabernet Sauvignon, uno su tutti il mitico Chateau Margaux. Ebbene, per quanto possiate cercare, da nessuna parte troverete scritto che in realtà i terreni impastati 'naturalmente' con questi sassolini di origine calcarea praticamente non esistono quasi più. Se non l'avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto: a nord di Bordeaux e nell'alto Médoc esistono vere e proprie cave di "graves", dove si scava nel sottosuolo fino a trovare i preziosi sedimenti calcarei che, una volta estratti, vengono caricati su camion e portati presso gli Chateaux che stanno impiantando nuove vigne, per essere poi scaricati e mescolati alla terra nella parte superficiale. Un vero e proprio business dei sassi che rischia di trasformare un terroir ricco di diversità in una specie di vasto giardino ghiaioso che va dagli antichi sedimenti ciottolosi delle regioni Graves e Sauternes fino alla punta estrema limacciosa e sabbiosa della foce della Gironda. Ormai le differenze tra un vino e l'altro, chiaramente della stessa tipologia, stanno nell'altitudine dei vigneti (parametro che permette di classificare le differenti crus), nella vicinanza delle foreste d'Hourtin e delle Landes de Gascogne e nella bravura dell'enologo di turno. Con questo non voglio togliere niente ai superbi prodotti che escono dalle caves médocaines, ma un pizzico di magia, quella forse sì, si è persa... e i produttori se ne guardano bene dal comunicarlo al mercato! HOMEPAGE

giovedì 10 luglio 2008

Chianti Putto Tenuta del Borro 1968

Oggi vi presento un piccolo vanto della mia piccola collezione: Chianti Putto Tenuta del Borro 1968, con tanto di dedica autografa della duchessa Claudia di Savoia Aosta (Claudia d'Orléans) fatta a mio padre in occasione di una festa alla Tenuta del Borro nel lontano 1978. La bottiglia, in disuso da circa 35 anni, è la vecchia bordolese da 720 ml. anziché da 750. Anche la fascetta numerata del Chianti Putto è oramai un cimelio, visto che non esiste più tale denominazione. In 40 anni la bottiglia ha avuto solo un flebile calo, come si può notare. Nota di marketing: le dimensioni della scritta "Chianti" denotano quanto al tempo fosse importante puntare su tale denominazione, segno che nel mondo il vino Chianti era già allora - e più di oggi - conosciuto ed apprezzato da un vasto pubblico. HOMEPAGE

lunedì 5 maggio 2008

Un tuffo nel Sagrantino

Il 21 aprile, in occasione del 'Sagrantino Day International', ho avuto la fortuna di fare conoscenza con i vini umbri e in particolare con quelli di Montefalco, che ho subito promosso con entusiasmo nella mia classifica personale dei best-wines. Un vino assolutamente sottostimato il Sagrantino nel mondo, che fatica a trovar spazio sulla ribalta internazionale, stretto com'è trai più blasonati cugini baroli, amaroni e brunelli, ma che ho scoperto essere in assoluto uno dei miei preferiti. Tant'è che ai 5 degustati durante l'occasione, ne voglio aggiungere uno che sono andato a bere direttamente a Perugia durante il 'ponte' del 25 aprile, stilando un mio personale podio scelto tra sei etichette in nomination. Al 3° posto si classifica uno Spoletoducale - Casale Triocco del 2003, per i profumi complessi e i tannini marcati. Il 2° posto è di un Lungarotti del 2005, per l'armonia ed il lungo finale. Infine al 1° (and the winner is...) un Terre di Capitani 2004 di Domenico Pennacchi, per il suo equilibrio generale ma soprattutto perché, messo alla prova, ha saputo tener testa ottimamente ad un pepatissimo stracotto. HOMEPAGE

mercoledì 9 aprile 2008

Vinitaly 2008

Alle ore 13 di venerdì scorso la sala stampa del Vinitaly brulicava di giornalisti: un centinaio occupava le postazioni web lavorando a testa bassa, gli altri (la maggioranza) prendevano d'assalto il buffet e il banco d'assaggio. Decido di mangiare qualcosa prima di affrontare i padiglioni della fiera e resto subito ben impressionato positivamente da uno spumante extra brut dell'Oltrepò Pavese e da un Riesling Italico dal suadente buquet floreale. Si parte, esco dalla press-area sperando di trovare un po' di tranquillità, ma appena fuori mi accorgo che la bolgia è ancora peggiore: negli stretti corridoi si incrociano freneticamente produttori, clienti, commercianti, cuochi, enologi, sommeliers, giornalisti, pubblico... uno sciame di api che si muove veloce nell'alveare dei padiglioni, certo non l'ambiente migliore per degustare in santa pace un po' della nostra bella Italia messa in bottiglia. Ecco perché il giorno seguente, invece di tornare a finir di visitare gli 8 padiglioni che in 6 ore e mezza non ero riuscito a vedere, decido di andare in giro per le side-ways del Bardolino e della Valpolicella. Ok, bella la fiera, belli gli stands, grandissimi i vini, ma... vuoi mettere andare a Negrar e fermarsi a pranzo in un'osteria del 1800, contornati da vigne e ciliegi in fiore? Quel giorno ho bevuto un solo vino, un Valpolicella Classico del 2005. Un po' poco rispetto ai 24 degustati il giorno prima, ma di quello ho ancora adesso a distanza di quattro giorni il sapore in bocca, degli altri... meno. Di venerdì ricordo bene un Chianti Rufina prodotto nel Comune di Dicomano, un Brunello, un Pinot Nero dell'Oltrepò Pavese e un Sauternes... Intendiamoci, sono andato ad assaggiare cose nuove, non quello che conosco e apprezzo già, come il Syrà in purezza della Fattoria Varramista ad esempio, ciò nonostante non ce l'ho fatta a testare tutto quello che mi ero prefissato e questo è il grosso rammarico che mi porterò dietro fino all'anno prossimo, ma il richiamo della terra ha vinto. Ho preferito passare i giorni di sabato e domenica in giro per la splendida costa orientale del Lago di Garda e il suo entroterra anziché ubriacarmi di etichette per tre giorni di fila e, detto tra noi... non me ne pento neanche un po'. HOMEPAGE


martedì 1 aprile 2008

Finalmente anch'io... blogger.

Ci siamo. Non è uno scherzo. Dal 1 aprile 2008 anche Elia Mannucci si è guadagnato l'appellativo di "blogger": suona come una brutta parola in Italiano, ma sembra ormai questo il termine entrato nella nostra lingua per identificare "colui che gestisce un blog". L'emozione c'è, non lo nego, nonostante un addetto ai lavori in teoria potrebbe risultare piuttosto assuefatto alle nuove forme di comunicazione. Ma è sempre una prima volta, e che diamine! La necessità di aprire un mio blog nasce dalla volontà di comunicare al mondo che esisto: chi sono, cosa faccio e come la penso. Potevo farne a meno, è vero, ma perché rinunciarci, visto che di blog gestiti da pazzi psicolabili è pieno il mondo, uno più, uno meno non farà poi così tanta differenza. Poi perché le tecniche e le tecnologie di comunicazione sono in continuo mutamento e noi non possiamo governarne le logiche, possiamo solo scegliere in ogni momento quelle che riteniamo più adatte alle nostre specifiche finalità e decidere o meno di utilizzarle. Era da circa 2 anni che meditavo di creare un mio spazio sulla rete, ma avevo sempre rimandato perché credo che se e quando si decide di rendersi visibili al mondo, bisogna avere almeno qualcosa di interessante da dire. "Le parole se le porta via il vento, lo scritto nun se lo porta nisciun'" recitava la canzone di un vecchio amico di nome Giovanni, ecco perché non basta avere qualcosa da dire, bisogna metterlo per iscritto e dargli una forma, se non vogliamo che i nostri pensieri ...se li porti via il vento. Ormai credo di essere pronto per condividere con altri alcune delle conoscenze che ho acquisito nel corso del tempo, reminiscenze di studi universitari, esperienze, passioni. Quello che mi definisce e mi identifica per quello che sono, i miei sogni e le mie idee, sperando di non tediare o irritare mai in alcun modo la sensibilità di nessun lettore, ma anzi di fornirgli, se posso, qualche informazione che lo aiuti a prendere delle decisioni. Ecco, questo è quanto. Buona navigazione a tutti. HOMEPAGE